La coda è composta ancora prima dell’apertura alle 8,45 quando inizia il rituale della distribuzione dei numeri. Cento ingressi giornalieri, altrimenti si torna domani. Il fila per il lavoro, o meglio per non perdere la disoccupazione. L’istantanea è quella del centro per l’impiego di Ancona, tinta di grigio nella periferia urbana di Piazza Salvo d’Acquisto. Solo nel 2018 ad Ancona sono stati più di 18 mila i servizi per la disoccupazione, con più di 7000 autocertificazioni. I numeri sono in aumento: rispetto all’anno pre-crisi, dunque il 2008, i servizi erogati sono aumentati del 75%, le interviste periodiche del 253%. Al Ciof di Jesi del 129%, a Fabriano del 191, a Senigallia del 180%. In coda per la registrazione, l’intervista periodica sperando in una chiamata che spesso, dicono gli utenti con le cartelline in mano, non arriva. Il personale d’altro canto nella trincea della disoccupazione è ridotto nei centri per l’impiego caduti nel limbo dell’intreccio di norme nazionali e regionali, con le province scomparse. Gli uffici sul territorio, con la fase 2 del jobs act, dovrebbero diventare le gambe dell’agenzia nazionale per il lavoro. Ora, dicono i sindacati, la situazione è al collasso. Su 9000 lavoratori nei centri per l’impiego italiani, 2000 sono precari. 80 i marchigiani. E’ il paradosso del precariato di chi è chiamato a indirizzare il lavoro degli altri, come ha fatto emergere la manifestazione a Roma, lo scorso 7 novembre. L’impegno però sarebbe quello di inserimento nella nuova legge di bilancio di un emendamento per consentire, anche nel 2017, la proroga dei contratti a tempo determinato dei centri per l’impiego.
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Centri per l’impiego, la coda per il lavoro con gli operatori precari (Video)

Linda Cittadini
Giornalista professionista dal 2009, lavora per E'tv Marche, il canale 12 del digitale terrestre occupandosi di tg e approfondimenti tra cui "Sibilla, le voci della ricostruzione", progetto editoriale dell'emittente che ogni mercoledì alle 21,30 racconta la nuova vita delle persone e dell'Appennino centrale, dopo il terremoto del 2016.